Favignana e le Isole Egadi
Isola di Favignana: ritratto in breve
Scopriamo insieme la grande farfalla sul mare e le altre due isole Egadi, Levanzo e Marettimo
L’arcipelago delle Egadi, situato a 15 miglia a ovest dalle coste della Sicilia, comprende le isole di Favignana, Levanzo e Marettimo e gli isolotti Maraone e Formica. Favignana, la più famosa e la più visitata, splendido mix di baie color smeraldo, case bianche con porte blu, coste rocciose, cave dismesse e grotte nascoste. Per chi c’è già stato e soprattutto per chi vorrebbe venirci in vacanza, raccontiamo Favignana “in breve”, condividendo alcuni dei luoghi più suggestivi e interessanti.
Di tutte le Egadi, Favignana è l’isola più grande ed attrezzata. È dominata dal Monte Santa Caterina – da vedere il Forte saraceno in cima – e possiede alcune delle più belle calette dell’arcipelago. A Favignana, fino a pochi anni fa, si svolgeva la mattanza, una forma di pesca del tonno tradizionale e sostenibile, ma anche uno spettacolo cruento in grado di richiamare moltissimi turisti.
Per scoprire il paese si può partire dal porto, dove ancora oggi si possono incontrare alcuni pescatori intenti a rammendare reti. Procedendo verso il cuore del paese si incontra Villa Florio, splendido edificio in stile neogotico, costruito nel 1878 su progetto di uno dei più famosi architetti dell’epoca, Damiani Almeyda. Passando da Piazza Europa (con al centro una bellissima statua dedicata proprio ad Ignazio Florio), si raggiunge velocemente la piazza “Madrice”, che prende il nome dalla chiesa dedicata all’Immacolata Concezione. Raggiunta la piazza gli itinerari da percorrere sono molteplici. Tra i principali il tour del rione Sant’Anna (primo nucleo del paese, dove si trovano ancora oggi le case più antiche e più belle.) e il percorso che porta agli stabilimenti dell’ex tonnara Florio, oggi sede di un bellissimo museo.
Vuoi saperne di più? Consulta i nostri approfondimenti su Favignana qui a seguire
Nel cuore del paese, al confine con la Piazza Madrice, lo storico rione S'Anna coincide con la parte più vecchia di Favignana. Un dedalo di vicoletti e casette tutte molto simili, costruite secondo canoni e criteri che garantissero alle donne un certo tipo di "confort" e favorissero la vita di comunità. Porte e persiane divise a metà in senso orizzontale così da trasformarsi agevolmente in finestre. Cortili ideali per aspettare gli uomini al rientro dal mare o dalle cave o dalla campagna. Scale ripide, ceramiche decorative, volte con "tufo" a vista. E sul retro di ciascuna casa anche un piccolo giardino ipogeo, dove ciascuno poteva coltivare il proprio orto. Il quartiere ospita anche una delle più grandi cave dismesse dell'isola, cosiddetta cava Sant'Anna, sede oggi anche una bellissima arena all'aperto (dove durante la stagione estiva di proiettano film e si tengono spettacoli di vario genere).
- Per info sull’Arena Cava Sant’Anna: https://www.facebook.com/arenacavasantanna/
- Per info sulla Chiesa di Sant’Anna: https://www.visitegadi.eu/CHIESA%20SANTANNA
La chiesa Matrice (o Madrice) è stata edificata nel 1759 su progetto dell'Architetto Don Luciano Gambina, a spese di Don Giovanni Luca Marchese di Pallavicino e Signore delle Isole Egadi. Si trova in posizione decentrata rispetto al centro della piazza, per consentire il transito di "sicurezza" da e per il vicinissimo Forte di San Giacomo.
La facciata presenta un portale ligneo in stile barocco ed una finestra architravata arricchita da una vetrata decorata raffigurante la stessa immagine dell’Immacolata presente sull'Altare maggiore. Un campanile a vela con tre campane svetta in alto e completa la facciata.
La chiesa ha la forma di una croce latina con navata unica lunga 33 metri e
larga 18, con transetto e cupola di 26 metri. Spiccano all’interno di
essa un Crocifisso ligneo di Scuola Trapanese risalente al
XVIII secolo e sull’altare maggiore
una statua marmorea dell’Immacolata Concezione di Scuola
Spagnola probabilmente di fine 600, precedentemente ubicata in
una chiesetta oggi dedicata a S. Antonio da Padova.
Curiosità: la chiesa è lunga 33 metri, come i
chilometri di costa dell'isola (per l'appunto, 33)
L’epopea dei Florio e dell’industria del tonno è la storia che ha maggiormente segnato il passato dell’isola, che grazie a loro divenne la "regina" delle tonnare. I Florio si erano trasferiti in Sicilia dalla Calabria, stabilendosi a Palermo. Grazie alla stabilità garantita dal re Ferdinando di Borbone, i fratelli Paolo ed Ignazio Florio poterono infatti rilanciare le attività che gestivano in Calabria, ovvero il commercio all'ingrosso e al dettaglio di prodotti spezie, aromi, prodotti coloniali in genere e di chinino (utilizzato per curare la malaria). Ebbero subito successo e, spinti dal desiderio di consolidarsi ed espandersi, investirono presto in altri settori. Arrivarono a Favignana nel 1841, con Vincenzo Florio, che decise di prendere in gestione e rilanciare (anche attraverso importanti innovazioni tecnologiche, come l'utilizzo dell'olio di oliva per la conservazione a lungo termine) la tonnara. Un ruolo ancor più importante per l'isola lo ebbe però suo figlio Ignazio che, a soli 36 anni, alla guida dell'impero Florio da più di un decennio, decise di acquistare la Tonnara dai Pallavicino di Genova. Da quel momento l’industria del tonno crebbe enormemente e l’isola fece un balzo in avanti, conoscendo uno sviluppo industriale paragonabile a quello di altre realtà italiane ed europee. Ignazio Florio trasformò radicalmente Favignana in uno dei più importanti siti industriali dell’800 siciliano, un vero simbolo d’eccellenza.
Palazzo Florio a Favignana: tra Neogotico e Liberty
Il Palazzo Florio è uno splendido edificio in stile neogotico, costruito nel 1878 su progetto di uno dei più famosi architetti dell’epoca, Damiani Almeyda. Pur presentandosi esternamente come un palazzo signorile ed aristocratico, all’interno lo stile serioso del neogotico è reso più leggero e allo stesso tempo elegante dagli arredi in stile liberty e da splendidi ferri battuti, opera della fonderia Oreta dei Florio.
Oltre ad essere la residenza della famiglia Florio, il Palazzo ospitava spesso personaggi illustri invitati a Favignana durante il periodo della "mattanza". Tuttavia i Florio lo avevano eletto anche a rifugio dallo stress e dai dispiaceri della vita. Proprio qui Donna Franca trascorse un lungo periodo dopo la morte della figlia Giovanna. Una visita al Palazzo Florio, da poco restaurato, è certamente un’esperienza da non perdere per respirare aria di storia e di arte che regalano emozioni uniche. Il palazzo oggi è sede della biblioteca comunale e dell’info point turistico ed ospita anche un piccolo “Antiquarium” e una collezione di conchiglie.
Lo Stabilimento Florio, la Tonnara di Favignana
Il più importante Stabilimento industriale per la
lavorazione del tonno del mediterraneo, costruito nella seconda
metà dell’800 per volere del senatore Ignazio Florio (1838-91).
Il primo nucleo dello stabilimento, il magazzino chiamato il “Torino”,
fu costruito sul versante opposto, dell’attuale arco portuale, sul
quale sorgevano i vecchi locali adibiti a magazzini (la camparia), per
iniziativa del genovese Giulio Drago. Dopo l’arrivo di Ignazio Florio,
nuovo proprietario delle isole, al nucleo originale si aggiungeranno i
grandi magazzini, la sale di confezionamento del pescato e le strutture per
gli addetti, oltre alla area, denominata camposanto, destinata all’
essiccazione delle teste dei tonni utilizzate per ricavarne olio per uso
industriale.
In questa nuova e moderna realtà produttiva, di molto somigliante alle cittadelle operaie continentali, si riuscì a organizzare un ciclo lavorativo che coinvolgeva alcune centinaia di addetti. Con la costruzione dello Stabilimento, il rinnovato impulso dato alla pesca e alla commercializzazione del pregiato prodotto, sui principali mercati nazionali e stranieri, fu ampiamente ripagato dal successo, in termini di immagine e di profitto. E anche quando, nei primi decenni del ‘900, le sorti di quello che era stato il più importante gruppo industriale e finanziario siciliano apparivano segnate, lo Stabilimento Florio, pienamente attivo e produttivo, sopravvisse al fallimento della dinastia imprenditoriale, passando, a fine anni trenta, prima nel novero delle aziende di proprietà dell’I.R.I, poi nelle mani degli industriali genovesi Parodi e da questi, infine, alla Regione Siciliana.
ORARIO APERTURA (indicativo, da verificare in loco):
- Aprile e Maggio: dalle 10:00 alle 14:00
- Giugno e Ottobre: dalle 10:00 alle 17:00
- Da Luglio a Settembre: dalle 10:00 alle 13:30 | dalle 17:00 alle 23:00
BIGLIETTO DI INGRESSO:
- Intero: 6,00 €
- Gratuito per i minori di 18 anni
APPROFONDIMENTI SUGGERITI:
I castelli di Favignana, prima della rivoluzione del 1848, furono ben fortificati dal governo borbonico, forniti di cannoni e di abbondanti munizioni, specialmente quello di Santa Caterina. Con la dominazione borbonica i castelli delle Egadi vennero trasformati in carceri. Punta troia (a Marettimo) interromperà la sua funzione nel 1844, Santa Caterina nel 1861. Il Castello di San Giacomo a Favignana continuerà la sua funzione di carcere sino ai giorni nostri (con varie opere di ammodernamento e ampliamento negli anni).
Il castello (o forte) di Santa Caterina sorge a 314 metri di altitudine. Da questa posizione si gode una vista incredibile, con la possibilità di dominare nitidamente tutta la costa occidentale siciliana. Il ruolo del castello era di posto d’osservazione e di segnalazione. Il castello è storicamente attestato per la prima volta in età angioina, nel XIII secolo. Verrà ampliato una prima volta tra il 1568-1571, su iniziativa del vicerè marchese di Pescara. Il principale ruolo del presidio di Santa Caterina era la continua sorveglianza e lo scambio, con gli altri fortilizi (principalmente di Marettimo e Trapani) e con le imbarcazioni in mare, utilizzando segnali di vario tipo.
Il castello di S. Giacomo è coevo a quello di S. Caterina e, secondo le ipotesi della storiografia locale, furono i Turchi, che per secoli avevano infestato i porti e le spiagge siciliane, ad indurre re Ferdinando il cattolico ad ordinare al signore di Favignana Andrea Riccio di fortificare l’isola e di rimettere in efficienza i castelli di S. Caterina e S. Giacomo. Sotto il governo dei Borboni il castello di S. Giacomo venne adattato a bagno penale e siccome il forte non sarebbe stato capace di contenere gran numero di servi di pena, si sentì la necessità di scavare nella roccia dalla parte opposta al castello a livello del pavimento del fossato quanti ambienti fosse possibile ricavarne. Oggi al castello si accede dal portone centrale del carcere, mentre ve n’è un altro alle spalle del carcere, usato per far entrare i parenti dei detenuti per le visite. Il carcere è circondato da un alto muro di cinta, varcato il quale, superato il portone, si è introdotti in un vialetto che conduce alla struttura antica del castello di S. Giacomo. Sono presenti alcune lapidi commemorative in memoria di alcuni patrioti che furono detenuti a S. Giacomo al tempo dei Borboni.
L’isola di Favignana, tra tutte le Egadi, è quella dove l'accesso al mare è più semplice. Un susseguirsi di calette, baie, spiagge sabbiose o di ciottoli e scogli dalle forme più svariate. Tra le spiagge sabbiose, le più grandi sono sicuramente Cala Azzurra, famosissima per le sue splendide acque cristalline e Lido Burrone, una delle poche spiagge attrezzate. Adiacente allo stabilimento Florio, in paese, troviamo poi la Praia. Dall'altra parte dell'isola, vicino al Nido del Pellegrino, la piccola spiaggia sabbiosa del Marasolo è sicuramente molto suggestiva (e anche poco affollata). Rientra nella categoria spiagge anche tutta la costa di "cala del pozzo", dove si susseguono piccole spiaggette più o meno appartate, sino ad arrivare ai Faraglioni.
Poi ci sono quelle aree di costa "ibride", dove si trovano sia gli scogli sia la sabbia. E' il caso dei "Calamoni", un connubio perfetto per chi ama calette sabbiose e scogli piatti. E ancora Cala Graziosa, appartata e molto suggestiva. Infine due spiagge di ciottoli molto caratteristiche: Cala Rotonda e la spiaggia di Preveto-Pirreca, accanto al Nido del Pellegrino.
L'elenco completo delle spiagge e delle calette di Favignana:
- Bue Marino
- Cala Azzurra
- Cala Rossa
- Cala Graziosa
- Cala Rotonda
- Calamoni
- Grotta Perciata
- Grotta dei Sospiri
- Lido Burrone
- Marasolo
- Praia
- Preveto – Pirreca
- Punta Fanfalo
- Punta Faraglione
- Punta Ferro
- Punta Lunga
- Punta Marsala
- Punta San Nicola
- Punta Sottile
- Scalo Cavallo
- Scivolo
Favignana, per secoli, è stata "scavata" dall'uomo per estrarre pietra. In particolare calcarenite (pietra porosa, volgarmente chiamata tufo). I "tufi" di Favignana, estratti sull'isola, caricati in apposite barche tipiche trapanesi chiamate "schifazzi", trasportati a vela al porto di Trapani e a Marsala, venivano impiegati in tutta la Sicilia e anche oltre. La calcarenite è infatti un materiale pregiato, sia per la compattezza e grana fine, sia per il color bianco dovuto ad una particolare concentrazione di calcio. L’attività estrattiva è stata particolarmente intensa e distribuita. Praticamente tutta l'isola è stata interessata, nell'entroterra e lungo la costa. Il territorio è stato così modellato, anche sotto terra (dove sono presenti tunnel e percorsi sotterranei). Negli anni l'attività estrattiva è andata scemando. Oggi è rimasta attiva solo una cava.
I giardini ipogei
Le cave dismesse a Favignana sono da sempre state utilizzate dagli isolani
in modo creativo. In particolare negli ultimi decenni. Ci sono
cave dismesse trasformate in orti, in giardini, in agrumeti. Cave che
ospitano semplici magazzini. Cave trasformate in ricoveri per gli
animali. Basta fare una passeggiata sull'isola per
notare ai bordi delle strade cave di dimensioni e forme diverse, dove
crescono piante rigogliose.
Grazie alla protezione del vento e con il contributo del sole e del clima egadino, gli isolani sono riusciti a sfruttare un habitat del tutto particolare, con condizioni favorevoli (caldo d’inverno e fresco d’estate). In questi luoghi, che hanno preso il nome di “giardini ipogei”, è possibile ammirare imponenti alberi da frutto come il fico, il mandorlo, il pero, l’arancio e il fico d’india.
Tra tutti vale la pena citare i giardini di Villa
Margherita, un parco davvero suggestivo frutto dell'iniziativa,
della creatività e della forza di volontà della sig.ra Maria
Gabriella Campo.
- Apertura: tutti i giorni (da Maggio ad Ottobre)
- Prenotazione: obbligatoria
- Durata visita: 2 ore e 30 minuti circa a piedi
- Per informazioni e prenotazioni: +39 389 8048028 - info@villamargherita.it
L'uomo ha fatto la sua comparsa nelle Egadi nel paleolitico superiore, come dimostrano i reperti archeologici ed i graffiti presenti nelle grotte delle isole. In quell'epoca (10.000 a.C.) Favignana e Levanzo non erano ancora divenute "isole" (a differenza di Marettimo). Levanzo doveva essere unita a Favignana da una stretto ponte di terra che si protendeva dall'attuale Cala Dogana verso la zona di S.Nicola.
Tracce di antichi insediamenti preistorici sono state rinvenute a Favignana
all'interno delle grotte delle Uccerie nei pressi del
Faraglione e nella grotta del Pozzo in località San
Nicola. Schegge di selce, di ossidiana, frammenti di ossa
lavorate, conchiglie e altri oggetti del tempo dimostrano l'uso della
pietra per la costruzione di pugnali, punte di frecce e arnesi domestici. Sono
stati riportati alla luce frammenti d'argilla grezza, depurata e ben
cotta, colorati a vernice nera e rossa, a testimonianza di insediamenti
umani nell'età del bronzo.
Grotta del Pozzo
Presso la Grotta del Pozzo, in località San Nicola, è stata scoperta una tomba neopunica accessibile attraverso un dromos (corridoio in discesa) a gradini e circa 10 iscrizioni. Tra queste, la più rilevante si trova a circa 1,80 cm dall'altezza del suolo ed è disposta su due righe. L'epigrafe presenta delle particolarità date dalla presenza di due lettere che risalgono all'alfabeto punico del IV-II sec. a.C., come la lettera "tau" e la lettera "mem". Inoltre sia la quarta che la quinta lettera da destra della seconda riga, la "h"e la "m", risultano rovesciate rispetto al ductus praticato nell'uso delle scritture semitiche, orientato da destra verso sinistra.
In base a tali ritrovamenti, gli archeologi sostengono che dal sec. IV a.C al
II d.C la Grotta del Pozzo di Favignana fu usata come luogo di culto da
popolazioni che usavano il fenicio almeno come lingua liturgica. Forse gli
stessi abitanti dell'isola di Mozia. Forse coloni provenienti da
Cartagine. Forse clan affiliati alle popolazioni Elime della Sicilia
occidentale (provenienti da Segesta ed Erice in particolare).
I Fenici e i punici a Favignana
La maggiore concentrazione di testimonianze fenicio-puniche sull'isola di
Favignana si trova nella località di San Nicola, dove si pensa fosse
presente una piccola comunità. In località Calazza sono
affiorate dagli scavi due tombe d'età
tardo-ellenistica, contenenti due scheletri e una lucerna d'argilla.
Ed ancora un'intera necropoli ellenistica a loculi rettangolari è
stata individuata presso la Cala San Nicola.
Periodo romano
A Favignana sono scarsi i ricordi del periodo di dominazione romana. Sono però
venuti alla luce mosaici di origine imperiale romana ed un ninfeo adibito
probabilmente a bagno delle donne sempre presso località San
Nicola.
Il “museo” della battaglia delle Egadi
Presso lo stabilimento Florio è stata allestita una bellissima mostra archeologica dedicata in particolare alla battaglia delle Egadi (tra Romani e Cartaginesi). Si tratta di una importante collezione. Tra ceppi di ancore e anfore di età greco-romana e punica, spiccano i rostri in bronzo rinvenuti nel corso degli anni sul luogo della battaglia finale della prima guerra punica (241 a.C.), a largo di Levanzo.
La "Battaglia delle Egadi", ospitata presso i locali dell’ Ex Stabilimento Florio di Favignana, si presenta come un vero e proprio viaggio nella storia e nei luoghi della prima guerra punica. Si compone infatti di una sala espositiva e una sala immersiva interamente dedicata al cinema 3D. Il visitatore intraprende un percorso narrativo che, partendo dall'approfondimento scientifico, si conclude con un forte coinvolgimento emotivo ed esperienziale.
La mostra è in continuo "aggiornamento". Grazie anche alle ricerche che periodicamente vengono effettuate. Recentemente, nella primavera/estate del 2019, sono stati trovati altri due rostri, sessantotto anfore greco-italiche, due Dressel, quattro puniche e quattro piatti. I due rostri in bronzo, portano a diciotto il numero di quelli recuperati dei diciannove individuati in questi anni. Sono stati, inoltre, individuati e recuperati, sempre nello stesso areale, alla profondità di ottanta metri, dai subacquei della Gue, due elmi di pregiatissima fattura. I due reperti in bronzo presentano una particolare decorazione con forma di animale nella parte sommitale, quindi sicuramente appartenuti a graduati dell’esercito romano. Recuperate anche due coppie di paragnatidi, protezioni laterali in metallo applicate all’elmo, atte a proteggere il volto dei soldati. Questi due elmi, assieme a un altro recuperato negli scorsi giorni, si aggiungono ai ventidue già recuperati nelle campagne precedenti. Alcuni di essi, già restaurati, sono in esposizione presso il Museo della “Battaglia delle Egadi” a Favignana.
Ma la vera novità delle ricerche è la scoperta di una spada in
metallo, della lunghezza di circa settanta centimetri con una lama larga
cinque centimetri, appartenuta probabilmente ai soldati di uno dei due
eserciti. I rostri, gli elmi, le stoviglie di bordo e le numerose anfore non
completavano, infatti, il quadro. Le armi dei soldati non erano state, fino
ad oggi, mai ritrovate. Nello stesso luogo della spada, sono stati
recuperati due chiodi di grandi dimensioni, a sezione quadrangolare,
probabilmente appartenuti a una delle imbarcazioni affondate durante lo
scontro.
APPPROFONDIMENTI SUGGERITI:
Levanzo e Marettimo: le Egadi “riservate”
Levanzo e Marettimo sono due isole molto diverse da Favignana e molto diverse fra di loro, che meritano sicuramente una visita
Chi sceglie di basare la propria vacanza a Favignana può valutare di investire anche uno o due giorni nella visita di Levanzo e Marettimo. Oppure realizzare un mini tour delle Egadi, con 1 notte a Levanzo e 2 notti a Marettimo. Levanzo è l’isola più piccola dell’arcipelago, caratterizzata da grotte e piccole insenature appartate, per lo più rocciose. L’isola è famosa per la Grotta del Genovese, il più importante complesso di figure parietali in Italia e tra i più importanti nel mondo.
Marettimo, la più selvaggia ed incontaminata delle Egadi, custodisce un patrimonio naturalistico unico, con oltre 515 specie vegetali della tipica macchia mediterranea, tra cui endemismi rari e/o unici. La sua conformazione - rocciosa di origine dolomitica - la rende impervia e difficile da alterare. Marettimo è anche conosciuta come l'isola delle grotte, oltre 400, sia emerse che sommerse, molte delle quali visitabili in barca o in immersione.
Vuoi saperne di più? Consulta i nostri approfondimenti su Favignana qui a seguire
Rocciosa e dolomitica, con una superficie di 5,82 Kmq è la più piccola delle tre isole. L’isola che i Romani chiamarono Phorbantia, è costituita da un piccolo villaggio che si affaccia sul bellissimo porticciolo di Cala Dogana da dove è possibile, attraverso sentieri curati dalla forestale, raggiungere la spianata che ospita un esempio di architettura rurale, l’edificio delle Case Florio con l’annessa fattoria. La sua conformazione geomorfologica offre soprattutto grotte, molte delle quali di interesse storico archeologico, prima fra tutte la famosa Grotta del Genovese.
E’ anche l’isola meno abitata dell’arcipelago delle Egadi, intima e primordiale. L’isola di Levanzo dista da Trapani 6,5 miglia e si estende per soli 10 kmq. Il punto più alto è il Pizzo del Monaco con i suoi 278 metri. Levanzo ospita suggestive e appartate spiaggette di sassi e sabbia localizzate lungo il sentiero che porta al Faraglione. Nella parte sud-est dell’isola il visitatore potrà apprezzare e godere le splendide acque di due cale, raggiungibili sia da terra che da mare: Cala Fredda, contraddistinta da una spiaggia di sassi e un comodo scivolo, e la più selvaggia Cala Minnola.
Lungo la costa nord-occidentale dell'isola di Levanzo, il navigante attento, sollevando gli occhi ad un’altezza di circa trenta metri, può scorgere la Grotta del Genovese. Un sito archeologico famoso in tutto il mondo, di grande interesse anche dal punto di vista naturalistico e paesaggistico. Un’escursione da non perdere per tutti i visitatori dell’isola.
Si tratta infatti di un grotta preistorica dove sono stati rinvenuti pitture e graffiti del periodo paleolitico e neolitico, raffiguranti figure stilizzate di uomini, uccelli, pesci. La grotta è composta da un'ampia camera d'ingresso comunemente definita "antegrotta", dalla quale si accede tramite uno stretto e basso cunicolo ad una camera interna meno alta e più lunga detta "retrogrotta". L'antegrotta conserva i resti di una fornace per la fabbricazione della calce e fino alla metà del secolo scorso era utilizzata come stalla e ricovero per attrezzi agricoli.
Il retrogrotta custodisce ben trentatrè figure incise ed un centinaio di figure dipinte. Si tratta della più ricca eredità italiana di espressività figurata preistorica.
La scoperta delle raffigurazioni parietali della camera interna risale al 1949, quando Francesca Minellono, una pittrice fiorentina che trascorreva un breve periodo di vacanza sull'isola, incuriosità dalle voci che giravano in paese e spinta dalla curiosità si infilò, trascinandosi faticosamente sul ventre, nell'angusto cunicolo.
La Grotta del Genovese è visitabile su prenotazione:
- Apertura: tutti i giorni (da Aprile ad Ottobre)
- Prenotazione: obbligatoria
- Durata visita: 2 ore circa (con partenza tra le 10.30 e le 10.45)
- Per informazioni e prenotazioni: +39 0923 924032; +39 339 741 8800 - info@grottadelgenovese.it
NOTA: per gli ospiti del Nido del Pellegrino siamo in grado di organizzare un tour giornaliero dell’isola di Levanzo che include la visita della Grotta del Genovese
L’antica Hiera, sacra ai Greci, è sicuramente il gioiello dell’intero gruppo. Montuosa e dolomitica, la cui massima altezza è Pizzo Falcone, 684 metri. sopra il livello del mare, è molto frastagliata e verdeggiante. Le sue coste alte e rocciose sono costellate da circa 400 grotte, sia in superficie che in profondità, raggiungibili solo dal mare. Marettimo dista da Trapani circa 20 miglia ed è la più montuosa, boscosa e lontana geograficamente fra tutte le isole dell’arcipelago delle Egadi.
Scalo Vecchio è il porticciolo dei pescatori, dal quale si scorge il castello di Punta Troia. La prima costruzione su Punta Troia di cui si ha notizia è una torre d’avvistamento del IX secolo, in epoca saracena. Fu Ruggero II, Re di Sicilia, nel 1140 a trasformare la torre saracena in un vero castello che assunse l’attuale fisionomia nel XVII secolo, sotto la dominazione spagnola. Il castello è stato recentemente ristrutturato e trasformato in area museale (visitabile nel periodo estivo).
Altro sito di grande interesse, a circa 250 metri sul livello del mare, da cui si gode un panorama unico, sono le cosiddette “Case Romane”. Costruite dopo la prima guerra punica, intorno al 150 a.C, come piccolo presidio militare che controllava le rotte navali, sorgono sullo stesso promontorio di una affascinante chiesetta rurale di epoca normanna (XI-XII secolo), costruita da monaci Basiliani, di lingua greca.
Marettimo è la più selvaggia ed incontaminata delle Egadi. Grazie alla sua lontananza, alla natura impervia della montagna e allo scarso impatto dell’uomo sull’ambiente, custodisce ancora oggi un patrimonio vegetativo e faunistico preziosissimo, dove prosperano specie rare. A rendere Marettimo famosa in tutto il mondo sono però le sue grotte, sia emerse che sommerse.
Sono circa 400, alcune facilmente visitabili in un periplo dell’isola. Le grotte marine sono il suo fiore all’occhiello, veri e propri capolavori creati dalle sapienti mani di una natura che le ha scolpite per secoli, come ad esempio la Grotta del Tuono o del Presepe, famosa per le sue stalattiti e stalagmiti, o la Grotta del Cammello. Il giro dell’isola in barca, con il tour delle grotte, è quindi un’esperienza unica ed indimenticabile, che consente in alcuni casi di poter entrare dentro le grotte e sfiorare le pareti.
La grotta del Cammello prende il nome da uno scoglio a forma di cammello, visibile a una vista arguta, è caratterizzata da un grande antro e una piccola spiaggia di ghiaia. La grotta del Tuono prende il nome dai suoni prodotti dal mare al suo interno ed è caratterizzata da profondi fondali di uno splendido e intenso blu. Superando Punta Mugnone si giunge alla costa occidentale dell’isola, caratterizzata da numerose grotte e calette, rocce altissime a picco sul mare trasparente e profondo.
Si giunge così all’altezza della grotta della Bombarda, così chiamata per il suo caratteristico “soffio” che si viene a creare durante le mareggiate all’interno di una piccola fessura. La grotta del Presepio prende il nome da stalattiti e stalagmiti, erose dal mare e dal vento, che hanno assunto forme somiglianti alle statue del presepe.
Si arriva così a Cala Bianca, che, insieme a Cala Rossa (a Favignana), viene considerato il tratto di costa più bello e suggestivo di tutte le isole Egadi. Una distesa di azzurro difficilmente descrivibile e paragonabile a qualsiasi altro angolo di mare.
NOTA: per gli ospiti del Nido del Pellegrino siamo in grado di organizzare la visita di Marettimo con il giro in barca e il tour delle grotte (a bordo di piccole imbarcazioni tipiche dell’isola)
Levanzo e Marettimo sono oggi considerate mete di grande interesse da parte di tutti gli appassionati di trekking, hiking e walking (con le relative differenze). Levanzo è ideale per tutti gli appassionati, anche per chi è alle prime armi. E’ possibile dedicare anche solo una giornata alla scoperta dei sentieri (tutti molto accessibili e panoramici) che attraversano e/o costeggiano quasi tutta l’isola.
Alcuni itinerari consigliati:
- Itinerario 1: dal paese alla Grotta del Genovese
- Itinerario 2: dal paese a Capo Grosso
- Itinerario 3: da Capo Grosso a Cala Tramontana
- Itinerario 4: dal paese al faraglione e alle pietre varate
- Itinerario 5: la via del mare, verso Cala Fredda, Cala Minnola e Cala Calcara
- Itinerario 6: dal paese a Case Florio
- Itinerario 7: da Cala Fredda alla Torre Saracena
Per maggiori informazioni sugli itinerari trekking suggeriti a Levanzo:
Marettimo è un orto botanico naturale, un’isola del “tesoro” che custodisce un patrimonio paesaggistico e naturalistico immenso. Per valorizzarlo e conservarlo, negli anni gli operai dell’ente forestale, hanno messo in sicurezza e ampliato i numerosi sentieri storicamente presenti sull’isola. Questi interventi hanno trasformato in pochi anni Marettimo in una meta obbligatoria per tutti gli appassionati escursionisti.
Alcuni itinerari consigliati:
- Itinerario 1: Paese, fonte “pilusa”, cimitero Calvario, ponte di ferro, case romane
- Itinerario 2: Paese, Passo del Bue, sorgente “Pigna”, castello di Punta Troia
- Itinerario 3: Paese, Case Romane, Craparizza, Pizzo Falcone
- Itinerario 4: Paese, Case Romane, Portella Anzini, Semaforo
- Itinerario 5: Paese, Carcaredda, Jardinedda, Chianazzo, Faro di Punta Libeccio
- Itinerario 6: Paese, Cimitero, Punta Basano
- Itinerario 7: Paese, Case Romane, Taurro, castello di Punta Troia (o Pizzo Falcone)
- Itinerario 8: Paese, Case Romane, Semaforo, Carrello, Carcaredda.
- Itinerario 9: Paese Case Romane, area attrezzata, l’Antu Ranne o Carcaredda.
- Itinerario 10: Paese, Portella Marunnuzza, Cala Bianca
- Itinerario 11: Paese, Carcaredda, Zotta Muletti o Cardone, Punta Libeccio e ritorno passando dal Cretazzo
Per maggiori informazioni sugli itinerari trekking suggeriti a Marettimo:
Come per il trekking, Levanzo e Marettimo sono particolarmente indicate per gli amanti delle immersioni.
Oltre a godere di una flora e fauna marina ricchissime, Levanzo custodisce dei veri e propri patrimoni archeologici. Attraverso percorsi subacquei tracciati e sicuri è possibile ammirare reperti archeologi posti sotto la tutela della Soprintendenza del Mare. In particolare da non perdere assolutamente i due itinerari di Cala Minnola e Capo Grosso, entrambi d’epoca punico romana.
Tra i 27 e 30 mt di profondità, tra Cala Minnola e Punta Altarella si trovano i resti di un relitto romano, una cinquantina di anfore vinarie e frammenti di vasellame di ceramica a vernice nera risalenti al I a.C. Ci troviamo nel versante orientale dell’isola dove insistono tracce di uno stabilimento per la lavorazione del Garum. E' possibile che ci sia un rapporto diretto tra lo stabilimento e la nave romana che stava approdando a Levanzo.
A circa 28 metri di profondità, a largo di Capo Grosso, sarà invece possibile ammirare alcuni resti della famosa battaglia delle Egadi. Si tratta infatti del sito dove gettarono l’ancora alcune navi romane prima di affrontare la flotta cartaginese. Ceppi d’ancora, rostri roani, elmi, anfore. Reperti lasciati sui fondali nella loro posizione originale per poter essere ammirati.
Anche Marettimo offre splendide esperienze per gli appassionati della subacquea, come ad esempio l’immersione fuori dalla costa ove si trova il relitto di un mercantile, l’immersione in grotta su fondale di 30 m., l’immersione alla Secca del Cammello e tante altre dove è possibile godere della bellezza di acque incontaminate e cristalline e ammirare la flora e la fauna marina.
Per approfondimenti:
- Centro diving partner a Favignana (effettua immersioni anche a Levanzo)
- Centro diving consigliato a Marettimo
Info generali
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